Ma finiamola!

Leggo su Vision Blog un articolo di Bernardo Parrella intitolato “Quella bolla piagnucolosa detta web 2.0
Cito una parte della sua citazione di Hirschorn.

[…] dimenticando come il social networking online sia tutt’altro che una novità. Semmai fu il senso stesso di Internet fin dalla sua nascita, con le prime email tra i ricercatori di Arpanet nel 1971 e il WWW ideato da Sir Tim Berners-Lee nei primi ‘90. E cos’erano le Bbs e i conferencing system dei primi ’90? Rigorosamente text-only, con modem a 2400 o 4800 bps e una lenta connessione risolta dal fischio liberatorio del contatto stabilito, quando andava bene. Ma già allora reti di socialità, condivisione, discussione aperta. Insiste Hirschorn: “I social media sono stati in giro fin dall’alba del Web. Ricordiamo GeoCities? L’innovazione chiave che lanciò l’attuale moda era semplice: mettere in rete gli utenti e consentire loro di interagire come si fa nella vita reale – o almeno come avremmo voluto fare nella vita reale. Sono anni ormai che usiamo i blog” […]

Ammesso e non concesso che il web 2.0 non esista e che sia solo una buzz word e una moda, l’idea che non sia cambiato nulla serpeggia da troppi mesi e non ne capisco il motivo. Cito la frase sopra perché è emblematica ed in sostanza si riassume con l’intervista concessa da Tim Berners-Lee poco dopo lo scoppio della web 2.0 mania e in particolare nel concetto: “Il web l’ho pensato e inventato come partecipativo e dal basso“.

Queste sono cose non vere. Anche se le dice TBL! Anzi Sir TBL.
Io mi chiedo cosa fosse il social networking fatto con le BBS e mi chiedo come potesse essere sociale il web nel 1995 (per esperienza vissuta). Il livello di interazione e di User Generated Content era vicino allo zero. Dove si dialogava allora? Nelle chat e sui forum? Nei Newsgroup? Si, puo’ darsi. Ma è come dire che chiacchierare bendati e appesi ad una fune sospesi su un precipizio sia come dialogare in ascensore o davanti alla macchina del caffè.

Le tecnologie sono maturate, la rete si è diffusa, esiste una massa di utenti che non sono più solo geek, esistono “momenti” di comunicazione di eccezionale novità ed esistono ambienti come YouTube e Flickr che hanno permesso di innondare la rete di contenuti generati dal basso (non sempre) e spesso di notevole qualità (non sempre).
Questo nel web 1.0 non c’era. Questa intensità non era presente, era la fase uno di un fenomeno che si è interrotto con la bolla della NewEconomy (perché tutti volevano far soldi vendendo cose che non conoscevano e che non generavano valore aggiunto) per riprendendere a crescere con maturità senza parassiti e grandi illusionisti.
In sostanza non cambiavano lo stile di vita di nessuno. Era una forma di lettura diversa. Lettura non scrittura – o meglio – scrittura per pochi.
L’era che viviamo è profondamente diversa da quella del 1995. Perché continuiamo a dire il contrario?
E’ un paradosso che comprendo solo se penso che chi dice queste cose sia una persona che:
a) ha crisi di nostalgia per un passato “glorioso”…
b) pensava di far soldi nella fase 1 e non è ancora riuscita oggi a capire come.
c) è caratterizzata da una grandissima ignoranza rispetto a come si evolve la società.
d) di comunicazione non ne capisce nulla e pensa di essere “avanti”.

Non so bene cosa pensare. So solo che sono stufo di sentire sempre le stesse cose.
Non avete capito che la Rete è evoluta ed è in continua evoluzione? No? Cambiate mestiere.

Pubblicato da Andrea T

Andrea Toso

7 risposte su “Ma finiamola!”

  1. Dimenticavo: comunque TBL nell’intervista a cui fa riferimento ha sì detto che il web lo ha sempre pensato come partecipativo (e storicamente è ineccepibile), MA la sua critica all’etichetta web2.0 non va per nulla nella direzione di chi dice che nulla è cambiato, anzi.

    Del resto, lo dici giustamente anche tu: web 2.0 è una buzzword più che altro. Ma noi occidentali abbiamo bisogno di etichette e di milestone. Non ci viene bene considerare i processi evolutivi nel loro svolgersi. Dobbiamo mettere dei paletti.

  2. mi sa che il pensiero digitale cambierà anche il “pensiero occidentale”

  3. Ehm, due cose.
    La prima, è vero che la rete è completamente cambiata.
    La seconda, non è vero che nel 1995 non ci fosse social networking.
    Nel 1994 ho avuto spazio web in U,S,A, solo perchè avevo conosciuto un tipo su una “lista di discussione” (chi se ne ricorda? era come un blog collettivo su un tema specifico: era SCRITTURA, certo in inglese, in effetti: veniva aggiornata via email…), ci siamo stati simpatici, aveva un server e mi ha ospitato.
    Poi nel 1997 ci siamo addirittura incontrati, guarda caso a Torino (era in fissa con la Sindone).
    Certo, tutto era assai più semplice e lento. Gli utenti erano pochi.
    Ma si cooperava di più, mentre adesso non c’è tempo per aiutaree nessuno e volano i coltelli per arrrivare chissadove (almeno qui da noi).
    Non ho nostalgia “per i bei tempi andati” ma oltre a dire che esiste il web 2.0, caro Andrea, bisognerebbe iniziare a sviluppare delle capacità critiche su quello che -qualunque cosa sia, comunque vogliamo chiamarlo, web 2.0 o Riccardo- si va configurando.
    Che pure avrà dei difetti, no?
    Anche io sono stufo di sentire sempre le solite cose, sempre paole di entusiasmo e pochissime voci critiche (come quando qui da te grazie al cielo abbiamo parlato di quel sondaggio-sola SWG… che non era Web 2.0 ma ben rappresentava questo mondo di saccente approssimata prosopopea acritica).
    La velocità e la “portanza”, mi sembra di capire adesso, sono una trasformazione effettiva come tu dici, bisogna capire cosa ci stanno dando di più e cosa in meno.
    Amitié, Will

  4. il web ha dei difetti…
    Due estremi… chi lo pensa e lo crea e rimane geek.
    Chi ci ronza intorno per fare business e in Italia fa disastri perché vuol vendere cosa che non conosce o non possiede, o vuole copiare cercando il clone fatto male.
    In mezzo c’è la gente. Che non capisce, che viene fregata da destra e manca e che fa fatica ad entrare nel web 1.0 figuriamoci nel web 2.0.
    Molti non sanno la diiferenza tra una mail e una chat.
    Cmq parlero’ presto dei difetti del 2.0.
    E’ cosa complessa.

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